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“Noi che ci a emozioniamo ancora davanti al mare” la mattina del 5 gennaio ci siamo svegliati con una gran brutta notizia: Pino Daniele ci aveva appena lasciati. Era un vero master della musica, del ’55, quindi era appena entrato negli over 60, ma la sua grande carriera si è fermata.
Se la carriera di un musicista “pop” (anche se questa definizione, per Pino Daniele e per tutta la sua produzione, è un po’ stretta) si giudica dalle belle canzoni scritte e cantate butto lì qualche titolo: “Napule è”, “Quanno chiove”, “Quando”, “Anna verrà”, “Alleria” per citare solo le più famose ed evitare le hit dei dischi più pop degli anni 90 (ma che pop!).
Come non ricordare i primi dischi, soprattutto il capolavoro “Nero a metà”, del 1980, suonato con il meglio degli strumentisti napoletani? Ed il raffinatissimo e poco conosciuto “Bella ‘mbriana” del 1982, suonato con musicisti mostruosi, tra cui Wayne Shorter dei Weather Report?
E’ troppo azzardato dire che quel belllissimo mix di pop, rock e soprattutto jazz è poi stato ripreso da Sting nel 1985 con “The Dream of the Blue Turtles” che ci ha costruito il successo della propria carriera da solista?
Io i dischi di Pino li ho quasi tutti, ovviamente, dal primo (“Terra mia”) al periodo pop (quello di “Scarrafone, ma non solo) compresa una rara versione della colonna sonora del film “Le vie del signore sono finite” di Troisi (ascoltatevi, se la trovate “Qualcosa arriverà”) e me li riascolto spesso. Nessuno di quei dischi è diventato “vecchio”…
Negli ultimi dieci anni, come succede a molti artisti, la sua vena creativa si era un po’ spenta. La sua produzione di dischi più recente è una serie infinita di raccolte, remix, deluxe edition, platinum collection, dischi ri-suonati con band ri-costruite, magari live (però “Tutta n’ata storia” del 2013 ascoltatevelo).
E purtroppo la sua carriera si è chiusa con la peggiore delle “marchette” quattro canzoni cantate allo show di Capodanno di Rai 1 quattro sere fa: che tristezza vederlo cantare “Anna verrà” in mezzo alle ragazzine scosciate che ballano sul palco, davanti ad un pubblico semi-ubriaco, dopo i Fratelli La Bionda (One for me, one for you… proprio quelli) e Patty Pravo rifatta. Anche lì però, con lo sguardo triste e un po’ assente e la voce un po’ in difficoltà, aveva “preso” dei bellissimi assoli di chitarra, per ricordarci che è stato anche un ottimo chitarrista
Io me lo voglio ricordare sul palco dei concerti in cui l’ho visto un bel po’ di volte, ma soprattutto sul palco del Palastampa di Torino. Chi se lo ricorda il Palastampa che poi ha cambiato un sacco di volte nome (Mazdapalace e altri)? Qualcuno ci ha anche giocato a pallavolo, ci hanno fatto il Trial indoor e soprattutto moltissimi concerti. Aveva una caratteristica che tutti gli appassionati di musica ricordano bene, anche se è chiuso da anni: non si sentiva quasi niente! Insomma aveva la peggiore acustica di tutti i palazzetti d’Italia.
Sul palco del Palastampa, nel 1995, io l’ho ascoltato (si fa per dire) con un altro (mio) mito della musica: Pat Metheny e un gruppo “da paura” (ricordo Jimmy Earl al basso e Rita Marcotulli al piano).
Il concerto comprendeva diversi pezzi di Pino, spesso suonati in duo, ma anche qualche brano di Pat: “Are you going with me?”, da solo valeva il prezzo del biglietto.
Ne ho trovato una testimonianza su you tube: https://www.youtube.com/watch?v=7Gb7AM72-wI
Andatela a sentire, anche se sono quasi otto minuti di musica non facilissima, e di lì cercate i link per ascoltare i pezzi di quei concerti straordinari. E di tutte le canzoni di Pino. Chiudendo magari con “Sicily” (al pianoforte c’è un certo Chick Corea)
“Un posto ci sarà per questa solitudine, perché mi sento così inutile davanti alla realtà”
Bux